Il Fintocolto e la mostra d’arte /1
Il Fintocolto si reca speranzoso in mostre delle quali non conosce l’autore, sebbene l’abbia mille volte citato. Non è una questione di esibizionismo: il Fintocolto spera davvero che quella mostra possa piacergli. Quando puntualmente si accorge che questo non sta succedendo, quando i piedi cominciano a pesare e ogni sedia è una splendida Benevento contro quel maledettissimo Pirro a rettangoli e stracci, quando comincia a vedersi passare davanti una serie di sfoglie colorate che potrebbero essere finestre aperte o tende da sole o carta da parati, quando comincia a serpeggiare tra i tendini l’impronunciabile sensazione che quell’artista fosse un autentico coglione perdigiorno, quando in fondo anche divano e televisione potrebbero avere il loro senso nella lotta contro l’omologazione umana, allora è il momento. Il fintocolto si mette a cincischiare con i giocattoli nella stanza dei souvenir, in fondo a un corridoio dalla splendida carta da parati. Un corridoio. O erano due?