“L’Apnea”: Recensione da QLibri
Mi era sfuggita. Niente di nuovo.
A questo link la recensione de “L’Apnea” sul portale QLibri. La riporto anche qui, e ricambio l’abbraccio:
Di solito,quando si parla di poesia,siamo soliti immaginare un componimento che abbia una razionalità,un’eleganza di metrica,arricchito di figure retoriche pronte a spezzarci il cuore o aprirci l’infinito.
E allora ci immaginiamo il poeta:una persona sicuramente introversa,che nasconde un mondo in quel corpo umano che stenta a farsi ammirare per quello che effettivamente è:un oceano di emozioni.
Leggendo queste poesie ho immaginato così l’autore:sospeso in un oceano con la testa sott’acqua,in apnea.
Titolo azzeccato dunque,anche se non nego che forse è stato proprio questo titolo a darmi un’immagine simile.
Parliamo di poesia,parliamo di metrica,di figure retoriche,di immagini che si accavallano alle sensazioni:il lato bello della parola che riesce a creare forme che spesso nemmeno la più alta fantasia,delle persone comuni,è in grado di esprimere.
Un percorso interiore,un ragazzo che scava dentro di sé fino al midollo.
L’età indubbiamente si sente:in ogni parola,in ogni verso.
Si sente il colore cupo dei dubbi dell’esistenza,il dubbio sul perché la nebbia resti sempre nel nostro raggio d’azione.
Forse,se volessi trovare un limite a questi testi,è questo:soggettivi,molto soggettivi,ma in fondo entriamo in un altro campo:perché scriviamo?
“…attende una mano/la mia/per chiudere il vento e trovarlo nuovo/e sorride la stanza/attende/quella mano/la mia/che scrive…”.
Scrivere,per molti,anche per me in passato,è un metodo catartico,ti libera dalla tensioni,ti rilassa,ti rende libero.
Così,le delusioni,gli amori persi,qualche amico che non c’è più,ti portano a chiuderti in te stesso.
Da qui molto spesso nascono immagini che prendono forma con parole dal suono amico,immagini che alcuni, quelli che le nascondono anche ai loro occhi chiudendole in un cassetto,chiamano pensieri, altri,invece,che decidono di esporle al mondo,al giudizio di chi non potrà mai capirle del tutto,le chiamano poesie.
“Saranno mine/saranno dita con le spade,gesti/saranno nebbie come nuovi universi/le seguirò/attenderò che si voltino/per guardarmi negli occhi…”.
Concludo augurando all’autore un grande in bocca al lupo per il futuro,magari con qualche raggio di sole e un pizzico di arcobaleno a dar colore.
Un abbraccio da un poeta sconfitto.