Umiltà del fintocolto
Il fintocolto fa arte per se stesso e non per gli altri. Così dice. Scrive perché aveva qualche idea che voleva buttare fuori tipo catarro d’animo, dipinge perché è il pennello entrargli tra le dita come per Gollum l’anellum (così scrittum per chiarum intento poeticum), disegna con la polvere delle Chipsters perché l’arte ha da essere povera ma geniale e la metafora del fine-patatina, del residuo d’essenza, dell’ignobile assenza di fraternità tra le briciole è possente: un monumento all’ideale idea.
Ma per se stesso. Eccettuati ovviamente quei manifesti 6×3 metri con stampato sopra il proprio faccione con espressione intelligente e intrigante che spiegano quanto il nostro uomo abbia capito, e di più. In ogni caso, il fintocolto si mette volentieri a disposizione della sete altrui, a Chipsters ultimate.