Il Fintocolto in viaggio
In linea di massima, il fintocolto si prepara al più breve dei viaggi in treno come farebbe per un interRail tra le Seychelles e Saturno. Zaino o borsa che sia (e qui si aprirebbe, d’altronde si aprirà, un’altra parentesi ben più lunga di questa), occorre impinguarla di oggetti utili a passare quella mezz’ora come la passerebbe comunque – ovvero guardando fuori da finestrino – ma con il suo immancabile e intimamente ineguagliabile charme. Le cuffie auricolari, spuntando dalle membra come divine estroflessioni dell’arte che lo compone, fanno da involucro ad almeno quattromila album compressi dei quali il nostro uomo ascolta una percentuale pari circa a quella del Tellurio nel nostro corpo. Un paio di libri, uno leggibile e l’altro da viaggio di gala, spuntano con impazienza dalla zainoborsa. Un po’ di materiale cartaceo vario (dall’enigmistica alla rivista, dall’opuscolo alla guida turistica), un telefono sempre a portata di mano, un tablet qualora non si fosse ancora raggiunta un’ apprezzabile complessità delle passioni. Il tempo di avviare l’intero apparato conoscitivo-sentimentale e passa il controllore. Il tempo di farsi controllare e si scende.