Il tempo che non c’era, il 2014 che c’è (quasi)
C’è stato un tempo in cui non esistevano i calendari dunque non esisteva il primo giorno dell’anno, non esisteva quindi l’ultimo giorno dell’anno precedente perché non esistevano un anno precedente, un anno successivo e neanche, per la verità, un giorno che fosse diverso da un altro. Non esisteva l’ultimo giorno di scuola, non esisteva la notte prima degli esami perché, a dirla tutta, non esistevano gli esami, non esisteva la scuola e non esisteva la campanella. Non esisteva la primavera e non esisteva l’inverno, c’era più o meno un po’ di freddo e un po’ di caldo, ma non avevano nome e comunque non erano collocabili: c’era un po’ più freddo o un po’ più caldo. E lo si sentiva e basta poiché non c’erano scadenze, ma solo sensazioni a scandire l’universo e dunque al freddo non corrispondeva necessariamente il cambio guardaroba, ma corrispondeva la necessità dello stare più vicini, scaldarsi in qualche modo. Non esistevano le pause riflessione e non esisteva la notte per poter portare consiglio o per potersi dare appuntamento al giorno successivo, che non esisteva: se diventava tutto più buio improvvisamente, era il momento del sonno e al risveglio…chissà.
I buoni propositi erano quelli dell’attimo successivo, che esisteva sempre, e i fallimenti erano quelli dell’attimo precedente che stava già per essere dimenticato. Non si cambiava mai dunque, perché si cambiava sempre e mai da soli e dunque il mondo intero, che era minuscolo, era un susseguirsi continuo di possibilità e ripensamenti su cose non pensate e cambi di strategia su azioni da un soffio o inesistenti.
Il problema è che ora quel tempo è passato.
E io non ho niente di rosso da mettermi stasera.
Buon Anno, che il Fintocolto sia con voi (ma soprattutto con me, che già non è poco) anche nel 2014!
P.S. Ho trovato il mio proposito buono per l’anno che viene: cambiare tutto. A parte il proposito.