Storiella di Natale: Il Babbo Natale scomparso
Il più grosso cataclisma di cui si abbia coscienza, escludendo quindi l’ipotetico schianto del meteorite che pose fine all’esperienza del dinosaurariato, è la sparizione di Babbo Natale.
Successe intorno alla metà del trentottesimo secolo, durante una brutta dittatura, quando a psicoreti unificate un potente Cattivo annunciò a tutti i bambini del mondo l’inesistenza dell’amico Babbo, smascherandolo mediante decine di fotografie, molte delle quali storiche, di genitori che durante la notte posizionavano attentamente i regali dei propri figli sotto l’albero di Natale (un’antica usanza, questa, poi sostituita dal moderno Cactus in carbonio con gli strass di criptonite al posto degli aghi), svelandone così il maldestro e secolare imbroglio. Le fotografie vennero fatte passare per giorni e giorni nei laserschermi in giro per le città di tutto il mondo, alternate al faccione del Cattivo e dalle sue sarcastiche spiegazioni sparate a massimo volume.
Molti furono i bambini che ci rimasero male, molto male. Ma a risentire ancor più tale affronto furono i genitori: colpiti nella dignità, persero del tutto quel gusto caldo, morbido e profumato che aveva il lasciare scivolare sotto il cactus, di nascosto e respirando appena, pacchi regalo giganteschi e colorati con in cuor proprio la gravosa consapevolezza di essere i veri Babbo Natale. Croce e delizia: una gioia e una responsabilità immense.
I bambini non sopportavano di vedere i propri genitori così affranti per quella assurda riscoperta: dovettero mettere da parte le lacrime e armarsi di buona pazienza per risolvere la questione.
Decisero di scrivere ognuno la propria letterina ai genitori, e tutte suonavano più o meno così: “Cari Papà e Mamma, per questo Natale vorrei vorrei ricevere l’esistenza di Babbo Natale. Non ci casco: mi pare evidente che il Cattivo ha preso in ostaggio il vecchio e vuole convincerci della sua inesistenza per risparmiare sulla carta regalo d’importazione e sugli svolazzamenti mentali. Io però pretendo il mio skateboard in nuvola e nervo d’oca. Liberatelo e rimettetelo in azione. Resto in attesa di un Vostro cordiale riscontro, vi ringrazio per l’attenzione dedicatami. Cordiali saluti, il bimbo”.
I genitori si sentirono rinvigoriti da quelle sostenute richieste e colsero al balzo l’occasione per far finta di aver liberato Babbo Natale, di essere dei veri eroi, raccontando storie di draghi abbattuti con il solo aiuto di un wurstel e fiamme altissime superate coperti dal plaid leopardato della nonna, il tutto per strappare il Babbo al Male, permettergli di recuperare tutti i doni al Polo Nord e ricominciare, sebbene in ritardo, la distribuzione.
Di fronte a quelle storie, i bambini riuscivano a malapena a trattenere le risate, ricordando di quanto affranti e piagnucolanti fossero quegli pseudo eroi soltanto pochi giorni prima.
Il Cattivo rimase di stucco: non solo non si risparmiò sulla carta regalo d’importazione (dato che, tornato Babbo Natale “dalle grinfie del drago”, ripartirono per l’appunto anche i regali), ma gli svolazzamenti mentali si triplicarono e, giungendo come autotreni dalle teste degli adulti, per lungo tempo sopite, diventarono a dir poco giganteschi. Si narra che da quel giorno, per molti giorni, al Cattivo arrivarono addirittura milioni di lettere anonime con scritto, ad esempio: “Caro Cattivo, con tutta probabilità non sei tu Babbo Natale e probabilmente neanche esiste. Nel caso in cui però tu lo fossi o lo avessi davvero segregato da qualche parte, non mi dispiacerebbe se tu lavorassi per farmi avere una macchina nuova. La preferirei con le ali arancioni e auto profumante, come vanno di moda adesso. Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti. Grazie, un grosso saluto”.
Molto spesso, erano firmate con frasi tipo “il papà di Ivan”, “la mamma di Monica”.
Pochi mesi dopo cadde quella dittatura e oggi il mondo gira tutto sommato niente male.