Le 10 cose che fanno arrabbiare il Fintocolto
Dell’odio del Fintocolto per le liste avevamo già parlato. In una tiepida mattina autunnale, però, il Fintocolto è stato nominato attraverso la propria pagina Facebook e non ha resistito, un po’ come era già successo per l’Ice Bucket Challenge.
Di seguito, dunque, le 10 cose che il Fintocolto odia di più in assoluto. Poi basta, si torna a leggere libri e ascoltare jazz.
Ah, dopo essere stato nominato da Caterina Bini, il Fintocolto vorrebbe sapere da CCT-Seecity le 10 cose che fanno arrabbiare un viaggiatore, da Rivista Una Specie le 10 cose che fanno arrabbiare un bolognese, dalla pistoiese TVL le 10 cose che fanno arrabbiare un presentatore tv della città d’origine del Fintocolto come Giulia Nannini o Simone Gai, da Meri Pop le 10 cose che fanno arrabbiare Meri Pop.
1 – Quando per una serata risulta fondamentale avere una camicia bianca per apparire serio, serioso, dinamico, deciso, self-made businessman saggio but modern, contemporary web copywriter marketing forever in da club designed yeah. Una camicia normale. Bianca. Cercarla alla Benetton, cercarla alla Sisley, cercarla a H&M, cercarla al mercato, cercarla in boutique, cercarla da Zara, cercarla su Ebay d’importazione. Non trovarla. Dover fingere la malattia per non andare alla serata.
2 – Essere sgamato al McDonald’s dopo aver finto la malattia nella serata di cui sopra.
3 – Scoprire di amare una canzone di un artista che tecnicamente si dovrebbe odiare. Trovarsi a canticchiarla durante una cena. Dover trovare spiegazioni non richieste. Infilarsi in un tunnel di schiaffi morali da cui si uscirà a fine serata, quando la possibilità di far colpo sulla tipa in fondo al tavolo – peraltro già accompagnata, probabilmente da almeno dieci individui diversi e tutti dalla dubbia estrazione culturale – è ormai svanita nel niente. Anzi, in realtà è sempre rimasta nel niente. Tornare a casa e, cuffione sulle orecchie, ascoltarsi quella maledetta canzone con i brividini ben visibili sul braccio.
4 – Quando, dopo aver risposto “certo” alla domanda “hai presente, vero, l’artista X?”, gli vengono chieste ulteriori informazioni sullo stesso. Informazioni che, ovviamente, non conosce. In questo sporco mondo non c’è più fiducia nella parola degli altri.
5 – Per il Fintocolto ateo, la cecità ridicola dei credenti. Per il Fintocolto credente, la cecità inetta dell’ateo. Per il Fintocolto fintocolto: fate un po’ come cacchio vi pare, basta che la domenica si possa dormire fino a mezzogiorno.
6 – Scendere le scale e accorgersi di aver dimenticato le chiavi dell’auto in camera, salire per prendere le chiavi e nel farlo appoggiare il telefono su una mensola. Scendere. Accorgersi di non avere il telefono, salire. Cercarlo in cucina. Scendere, cercarlo in macchina. Tornare in camera, non trovarlo. Urlare. Trovarlo sulla mensola. Scendere. Non trovare il portafogli. Dopo 45 minuti dire al vicino di casa, con cui si aveva appuntamento, che si è rimasti ingorgati dopo un’importante riunione di stampo culturale.
7 – Per un’intera serata, non riuscire a trovar l’occasione giusta per piazzare una citazione preparata per giorni.
8 – Quelli che cantano in auto e ai concerti durante una canzone che ama. Il pensiero esatto è: “Se avessi voluto ascoltare te, ti avrei prodotto un disco”.
9 – Il momento esatto in cui scopre su Amazon che un libro di cui ha sentito parlare benissimo ha più di 500 pagine. Più nello specifico: quella sottile sensazione di sfida da voler perdere a tutti i costi.
10 – Il tramonto, perché su Instagram sembra sempre banale.