Il Fintocolto e i 90 anni della radio italiana
Vi rendete conto?
Il 6 ottobre del 1924 – talmente tanto tempo fa che Calvino non aveva neanche un anno – in Italia veniva trasmessa la prima notizia via Radio.
[Nota: cercare su Wikipedia altro personaggio meno abusato di Calvino per fare parallelismo figo ad alzare il livello].
Ines Viviani Donarelli era una violinista nata pronta, così pronta a eseguire il concerto inaugurale di quella prima stazione da ritrovarsi anche a essere la prima voce della radio italiana. Dopo quella di Mussolini, s’intende. Annunciò la ridente nascita, augurò buona serata, presentò la piccola orchestra.
Sono passati 90 anni e di cose ne sono successe su quelle onde: dalle partite di Fantozzi a quelle della casa del popolo, da Bongiorno a Platinette, da Radio Londra a Radio Maria, da Nilla Pizzi a Povia, da Pannella a Pannella passando per un sacco di cose più e meno importanti.
E pensare che oggi il Fintocolto utilizza la radio solamente quando si dimentica per troppo tempo di cambiare le canzoni nella chiavetta USB della propria Fiat Punto vecchia quanto il fratellino, ma con mascherina Pioneer che fa sempre il proprio effetto.
Un giro rapido delle frequenze salvate in memoria, che non sono mai quelle giuste: canzone brutta, pubblicità, pubblicità, canzone brutta e anche sconosciuta, pubblicità, voce di uno speaker che parla di cose scarsamente interessanti.
Allora arriva il momento della manopola o del tasto “cerca”, il momento di andare avanti mezza frequenza dopo mezza frequenza, con un risultato da poter facilmente tradurre in letteratura poetica così, ove il trattino sta per quarto di secondo di silenzio: trrrrrr – trrrrrrr – trrrrrr – trrrrrrrr – ti amo poi ti amo poi – trrrrr – trrrrrr – trrrrrr – solo questa domenica nei concessionari F… – trrrrrr – trrrrrrr- nell’alto dei ciel… – trrrrr – quando uscì il primo album di Vas… – trrrrr – trrrrr- reale antropologia cristiana – trrrrrrr – c’era – trrrrrrrr – ave maria.
E così via, all’infinito.
Arriva poi l’immancabile sensazione, mentre si continua a fluttuare allegramente da una stazione all’altra, che in quella su cui si è passati appena 4 minuti stiano adesso lanciando il pezzo giusto, quello che proprio ci voleva, quello perfetto per il momento storicopsicosociopolitico che si trascina dentro la Punto insieme ai volantini non letti e i deodoranti antichissimi. E te lo stai perdendo.
E poi accontentarsi, sfiniti, lasciare su una stazione casuale della quale si è sentito in giro il nome, aspettare un pezzo decente, incontrarne uno sconosciuto e farselo piacere. Avere voglia di riascoltarlo il giorno dopo.
Shazam ha salvato da molte nevrosi.
Ma non ci sbagliamo: questo non vuol dire che quella canzone entri di diritto tra quelle che, pur dopo un anno, il Fintocolto inserirà nella chiavetta Usb per il ricambio stagionale.
D’altronde quella chiavetta è un concentrato perfetto di fintocoltismi: vi si trovano soltanto canzoni scelte ad hoc per fare la miglior figura possibile con qualunque tipo di potenziale passeggero da qui ai prossimi mille anni. Si aprirebbe una digressione lunghissima, che magari faremo.
Una sola cosa importa: è bene che la radio esista e che porti i propri momenti di trascurabile felicità: ad esempio, quando si trova incidentalmente un pezzo terribile ma che si ha voglia di ascoltare. Ecco, essere soli in macchina in quel momento, o magari avere un passeggero che ti dice “dai, lascia”. Prenderlo in giro un po’, e poi godersi quel gran bel pezzo tanto vergognoso. Grazie, radio. E grazie, Fiat Punto vecchia millenni con il Pioneer regalato dalla zia, per il diciottesimo compleanno.